VENERDÍ 15 MAGGIO - ORE 21
DISPONIBILE PER 72 ORE CONSECUTIVE
"SALOME'"
da Oscar Wilde e Charles Baudelaire
(Donald M. Thomas - Samuel T. Coleridge)
con
Cristina Cirilli
SALOME'
Michele Ceppi
GIOVANNI BATTISTA
Dante Ricci
ERODE
e con Carla Giudicelli, Roberta Grilli, Claudia Pieri,
Elisa Rossetti, Sara Ronconi, Luca Antili, Dario Toso
Adattamento e regia
Paolo Pirani
Scenografia e costumi: Giorgio Orefice
Progetto luci e suono: Roberto Magrini e Marco Santarelli
Movimenti coreografici: Cristina Cirilli
Trucco: Chiara
Collaborazione artistica: Mugia
Musiche di: S. Micus, S. Nirodh, Radiohead, A. Alì - G. Ellis,
Massive Attack, T. Sing, M. Nyman, Enya, The Cure
Supervisione tecnica: Paolo Florio
Organizzazione: Federica Bernardini e Alessandro Cirilli
Registrazione e post-produzione audio: Pinkhouse Studio's -
Monsano
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Una “Salomè” a tre personaggi: lei, Giovanni
Battista, Erode. Con le suggestioni di immagini, suoni,
colori, aromi lontani, forse evocati, magari solamente
sfiorati. Uno spazio scenico ripartito tra quei
personaggi, ritualizzato dalla nevrotica “ninfa”
orientale, dall’incatenato profeta, dal contrastato
sovrano. Una scena che trasuda una persistente ancorché
aristocratica sensualità, sostenuta dal gesto, dallo
stesso impianto scenografico, come pure dal commento
musicale. E poi, e dunque, la corporeità: elemento
importante, quasi straripante, non tuttavia esibito
quanto piuttosto integrato nell’idea dello spettacolo.
Corpi che sezionano, collegano, disegnano lo spazio:
surrogati della mobilità volutamente sottratta in specie
a Giovanni. Fiori del male colti da Salomè, a lei sola
rispondono.
Giovanni è relegato nella gabbia della “parola rivelata”
e contraddetta, Salomè nel dualismo irrisolto di
principessa e donna destinata alla solitudine e forse
alla pazzia, Erode nella verbosità di una sconcia
supponenza colonialista. Che
cos’è, dunque, o cosa vorrebbe essere, questo
spettacolo?: la carezza gentile al viso di una donna; il
bacio fiorito sulle labbra di una donna; l’amore
tremante e appassionato insieme per una donna . Si,
tutto questo, ma anche tanto di più, come sempre,
nell’inespresso, nell’eterno gioco dei rimandi e in
quello che si sarebbe voluto dire e non si è riusciti a
dire, a comunicare, o che è stato capito
(comprensibilmente) in altro modo. Questa è pur tuttavia
la fascinazione del teatro, un tempo perduto e insieme
ritrovato; una consolazione, un abbandono; un’illusione,
forse, il sogno di un’ombra.
Salomè è danza,
gesto, canto. Grazia e trasgressione insieme.
Femminilità intrigante, avvolgente, che cattura e
destina a perdizione. Sensuale, violenta, passionale,
raggelante, amante e mantide allo stesso tempo e dalla
potenza infinita (perché potente è il suo ‘chakra’ della
radice). Fuoco e ghiaccio allo stesso tempo, donna che
affascina e uccide perché lei, la donna Salomè è
l’essere superiore che non può rinunciare a nulla. Lei
conquisterà il potere assoluto: farà uccidere prima
Giovanni, che non è riuscita a conquistare, poi Erode,
dal quale non si è lasciata conquistare.
Giovanni è una specie
di rivoluzionario “ante–litteram”, un apostolo della non
violenza, osteggiato dal potere che lo incatena
credendolo pazzo ma più verosimilmente pericoloso per
l’equilibrio dell’”establishment”. Ha un pensiero
ricorrente: crede d’essere un profeta, l’eletto, un
santo. Ma è anche (o soltanto ?) un invasato,
preda di un’anacronistica
allucinazione romantica. E’ soprattutto un uomo, con i
dubbi, le sofferenze, i sogni, i ricordi.
Rinuncia alla donna pur
sognandola, evocandola come angelo-demonio, tentazione
che allontana con forza d’animo ma strazio infinito.
Perché alla donna, come essere umano, vorrebbe invece
potersi abbandonare.
Erode è
invece il potere nella forma dominante, maschilista. E,
come sempre, con diritto di vita e di morte su tutti, di
possesso nei confronti di persone e cose, includendo in
quest’ultime la donna da poter concupire per aggiungere
al serraglio del proprio personalissimo “harem”. E’
l’emblema della decadenza morale e spirituale di ogni
impero. Capriccioso, malsicuro, spietato, accomodante e
codardo per paura della vendetta, umana o divina che
possa essere, pur essendo un re, un capo. Non ammettendo
la presenza e l’intervento vindice di dei diversi e più
potenti dei suoi, che quasi gli appartengono nel suo
delirio di onnipotenza.
p. Teatroluce-Res Humanae - Paolo Pirani
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